Osteopatia e Fibromialgia: evidenze e prospettive cliniche
Giuseppe Polimeni D.O.
9/22/2025


Definizione e quadro clinico
La fibromialgia è una sindrome cronica complessa e multisistemica, riconosciuta come una delle principali cause di dolore diffuso non articolare. Si tratta di una condizione che incide profondamente sulla qualità della vita, influenzando tanto l’aspetto fisico quanto quello psicologico e sociale. I sintomi più caratteristici comprendono dolore muscolo-scheletrico persistente e generalizzato, affaticamento costante con sensazione di esaurimento anche dopo il riposo, disturbi del sonno con frequenti risvegli e sonno non ristoratore, ipersensibilità a stimoli tattili, termici o pressori, disturbi cognitivi – la cosiddetta “fibro-fog” – ansia, depressione e alterazioni dell’umore. Spesso si aggiungono cefalea cronica, problemi gastrointestinali e una ridotta tolleranza all’attività fisica.
Le ipotesi eziopatogenetiche sono molteplici e non ancora completamente chiarite. Tra i meccanismi più studiati si trovano la sensibilizzazione centrale, ossia un’iperattività del sistema nervoso centrale che amplifica la percezione del dolore, le alterazioni neurochimiche che coinvolgono serotonina, dopamina e sostanza P, i disturbi del ritmo circadiano con ridotta secrezione di melatonina e la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene con risposta disfunzionale allo stress. Anche fattori genetici predisponenti, trigger ambientali, disfunzioni muscolari e fasciali con punti trigger e la possibile presenza di un’infiammazione di basso grado contribuiscono a delineare il quadro. La complessità di questi fattori giustifica la necessità di un approccio multidisciplinare, in cui l’osteopatia si inserisce come parte integrante accanto a farmacologia, riabilitazione e psicoterapia.
L’osteopatia: razionale clinico
L’osteopatia si fonda sul principio dell’interconnessione tra struttura e funzione, applicando tecniche manuali dolci e non invasive con l’obiettivo di favorire il recupero funzionale e riequilibrare le tensioni tissutali. Attraverso le manipolazioni è possibile migliorare la mobilità articolare e fasciale, ridurre le restrizioni biomeccaniche responsabili di compensi dolorosi e stimolare la circolazione sanguigna e linfatica. L’azione osteopatica ha anche un effetto di modulazione sul sistema nervoso autonomo, che si traduce in un maggiore rilassamento e in una riduzione dello stress. Non meno importante è il ruolo che riveste nell’aumentare la consapevolezza corporea del paziente, stimolando una partecipazione attiva al percorso terapeutico. In caso di fibromialgia, dove l’ipersensibilità è una costante, le tecniche devono essere adattate con estrema attenzione, privilegiando approcci delicati e graduali.
Evidenze scientifiche
La letteratura scientifica, pur con limiti metodologici, offre alcuni dati interessanti. Uno studio randomizzato controllato con placebo condotto da Coste e colleghi nel 2021 su 101 pazienti non ha evidenziato differenze significative tra osteopatia e trattamento sham in termini di dolore, affaticamento e qualità di vita, ma ha sottolineato l’importanza del fattore aspettativa nella percezione del dolore. Un’overview di revisioni sistematiche pubblicata da Zipp nel 2025 ha invece suggerito, con un livello di evidenza moderato, che l’osteopatia possa contribuire alla riduzione del dolore e al miglioramento della funzione fisica negli adulti con fibromialgia. Altre revisioni, come quella di Pernambuco nel 2020, hanno riportato risultati positivi ma ancora eterogenei, con una qualità delle prove definita bassa-moderata. Studi più specifici hanno indagato tecniche come il myofascial release, le muscle energy techniques, il gentle touch e il dry needling, evidenziando potenziali benefici ma senza protocolli condivisi su durata, frequenza e intensità delle sedute.
I principali limiti degli studi finora condotti riguardano campioni ridotti, protocolli non uniformi, follow-up troppo brevi, influenza significativa dell’effetto placebo e delle aspettative del paziente, oltre alla mancanza di ricerche multicentriche con numeri adeguati.
Potenziali benefici clinici
Nonostante questi limiti, l’esperienza clinica e alcune evidenze preliminari suggeriscono che l’osteopatia possa rappresentare un valido complemento terapeutico per le persone affette da fibromialgia. Le tecniche manuali contribuiscono a ridurre la rigidità muscolare e la dolorabilità, migliorano la mobilità articolare e facilitano il ritorno a un’attività fisica più agevole. L’effetto rilassante può favorire un sonno più profondo e rigenerante, mentre la modulazione della risposta allo stress aiuta a contenere uno dei principali fattori aggravanti della sindrome. Inoltre, il contatto terapeutico e la relazione instaurata tra paziente e osteopata offrono un supporto psicologico indiretto, migliorando la percezione soggettiva di benessere e la qualità della vita.
Conclusioni
L’osteopatia non rappresenta una cura risolutiva per la fibromialgia, ma può costituire un valido strumento integrativo in un percorso multidisciplinare. Le evidenze scientifiche attuali sono promettenti, anche se non ancora definitive, e sottolineano l’urgenza di definire protocolli standardizzati. In attesa di ulteriori conferme, la pratica clinica indica che un intervento osteopatico personalizzato e calibrato sulla sensibilità del paziente fibromialgico può contribuire in modo significativo alla riduzione dei sintomi e al miglioramento della qualità della vita. In questo senso, l’osteopata si inserisce come figura complementare accanto al reumatologo, al fisioterapista, allo psicologo e ad altri professionisti sanitari, promuovendo un approccio globale e coordinato. Tale collaborazione interdisciplinare permette di affrontare i diversi aspetti della sindrome, valorizzando l’unicità di ogni paziente e costruendo percorsi di cura più efficaci e sostenibili.
Tag: osteopatia, fibromialgia, dolore cronico, terapia manuale, evidenze scientifiche, approccio multidisciplinare, sensibilizzazione centrale